Lapide del 1559
(Lapide posta sull'angolo
di Palazzo PALLAVICINI, in fondo a via Interiano, lato nord della piazza)
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SENATUS CONSULTO DECRETAVIT - AEDILES REPARATORES QM ECCLESIE DIVI
LAURENTIJ - FONTES HOS A MAIORIBUS CONSTRUCTOS INHANC AMPLAM ATQM ORNATAM
FORMAM REDAGI FECERUNT IPSOQM CURAVERUNT AB IMMUNDITIJS QUE INERAT
EXPURGARI ANNO A PARTU VIRGINIS - MDLVIIII - |
IL SENATO CONSULTO DECRETO' - GLI EDILI RESTAURATORI DELLA CHIESA DI SAN LORENZO QUESTA FONTE COSTRUITA DAGLI ANTENATI IN QUESTA GRANDE ED ELEGANTE FORMA FECERO RESTAURARE. ESSI STESSI PROCURARONO CHE
DALLA SPORCIZIA CHE VI ERA DENTRO FOSSE RIPULITA NELL' ANNO 1559 DAL PARTO DELLA VERGINE. |
A seguito dell'apertura tra il 1550 e 1558 della tuttora più bella
strada della città di Genova per la magnificenza e bellezza dei suoi palazzi: "via
Nuova" (ora via Garibaldi), si dovette anche provvedere a
spianare piazza Fontane Marose, allineandola con la nuova strada
monumentale, essendone uno degli imbocchi naturali.
In quella occasione si decise anche di ripulire e dare
un adeguato assetto alla fontana della piazza, per cui fu dato l'incarico agli
stessi artigiani edili che già lavoravano all'ampliamento del Duomo e alla
fabbrica del campanile di San Lorenzo.
L'Architetto incaricato di seguire l'operazione
fu quasi certamente Galeazzo ALESSI, che il 7 gennaio 1558 fece il
contratto per il "lavoro di scalpello" in pietra di Finale a Giovanni LURAGO,
lavoro che fu portato a termine dall'artigiano entro lo stesso anno.
L'opera consisteva in una triplice arcata ornata con
fregi e stemma civico e formata da massi (di Finale) lavorati a scalpello.
Fu sovvenzionata dal Comune con il ricavato della vendita delle aree su cui
alcune famiglie nobili genovesi costruirono i loro palazzi di "via Nuova".
Nel corso degli anni numerose saranno le modifiche:
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2 luglio 1677 - il marchese Giulio CENTURIONE chiede ed ottiene il
permesso di aprire una porta sotto la prima arcata della fonte per passare in un
suo varco verso il proprio palazzo;
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6 giugno 1680 - i padri del Comune concedono a Gio Agostino CENTURIONE
di sporgere di 5 palmi sopra le fontane dalla parte del suo grande palazzo;
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19 settembre 1689 e 5 luglio 1690 - promozione e discussione della causa
fatta da Antonio GRIMALDI CEBA' contro una costruzione fatta da Gio
Agostino CENTURIONE nel varco precedentemente autorizzato dai padri
del Comune;
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5 dicembre 1692 - sono rimarcati, in un foglio trovato presso il "Minor
Consiglio", alcuni atti di possesso del CENTURIONE sul piano delle
arcate della fonte;
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12 giugno 1693 - i padri del Comune invitano il magnifico CENTURIONE
a rimuovere i vasi di "Citroni" da lui fatti mettere sopra il piano delle
arcate della fonte;
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5 novembre 1706 - richiesta del magnifico CENTURIONE di poter
aprire una porta nell'arcata della fonte verso il Portello;
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9 agosto 1718 - a seguito di una richiesta avanzata nel 1690 il
Comune concede a Gio Agostino CENTURIONE di aprire delle piccolo finestre
sotto le arcate;
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7 settembre 1780 - il Padre del Comune autorizza il magnifico Agostino
GRIMALDI della PIETRA a costruire un poggiolo in marmo sul piano delle arcate
presso il cancello sulla piazza di Portello;
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27 maggio 1826 - l'ufficio degli Edili invita il duca VIVALDI PASQUA
a rimettere sopra le arcate della fonte l'antico stemma civico che era stato
rimosso;
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Infine nel 1849 con l'apertura di via Caffaro
la fontana fu demolita, assieme alla "Porta del Portello" (detta anche in
antichi documenti "Porta delle Fontane Marose"), aprendo così l'attuale "via
Interiano". Tutta la zona era diversa, infatti non
esisteva via Carlo Felice (oggi via XXV Aprile), via Luccoli
continuava direttamente verso salita santa Caterina, i vicoli che da
via della Maddalena salgono verso via Garibaldi proseguivano verso la
collina di Montalbano (ora Castelletto).
( Dati tratti da: Renzo TOLOZZI "Dizionario
delle strade di Genova" Compagnia dei Librai - 1985 - Vol. II - pagg.704 e
seguenti)
Altre notizie sulla piazza, sulla sua denominazione e
sulla sua storia sono deducibili: dalla lapide del
1206, dalla lapide del 1427,
e dal nome MAROSE.
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