a storia delle ormai inesistenti "fontane MAROSE" dell'omonima piazza è
costellata di episodi che le hanno viste un po' protagoniste e un po'
testimoni delle grandi trasformazioni della città di Genova.
Nella "valle BACHERNIA", oggi nota come
via Caffaro, affioravano impetuose
delle sorgenti che si trasformavano in un imponente rivo che scorrendo lungo
la zona di "SOZIGLIA" arrivava al mare.
Ben presto queste acque vennero
incanalate per la pubblica utilità ma non si ha notizia certa della prima
costruzione di una o più fontane.
La prima testimonianza scritta risale al 1206 quando furono ricostruite
delle fontane proprio dove già esistevano e in quella occasione venne affissa
una
prima lapide ancora presente sul lato di via INTERIANO che ne commemora
l'evento.
Questa ricostruzione fu seguita dal sindaco
TURCO che per incarico
del Podestà Giovanni STROZZI, che governò Genova nonostante fosse
forestiero (originario di Cremona), volle un importante lavoro artistico.
Dello stesso periodo è un
testo di un tipico diario di viaggio detto "ITER HIEROSOLIMITANUM" redatto da
un pellegrino-crociato che in occasione di uno dei viaggi per la riconquista
della Terra Santa dedicò un capitolo ai monumenti che aveva trovato nella
città di Paniade.
Fra le altre, si legge di una statua presente nella
sacrestia di una chiesa che rappresenta l'emorroissa del Vangelo e la
descrizione, oltre alle fattezza della statua, si premura di sottolineare
che la stessa veniva detta dal popolo "MAROSA" perché
prima era sopra una fontana così detta dagli abitanti della città che l'avevano
donata e lo stesso autore fa intendere che questa città fosse Genova.
La manutenzione delle "fontane MAROSE" non richiese interventi fino al
1427,
quando i Padri del Comune (Salvatores PORTUS et MODULI) fecero fare un
completa ripulitura dalla melma e ancora una volta per commemorarne l'evento
apposero accanto alla prima già esistente una seconda lapide.
Ma il nome di "MAROSE" venne trasformato in "AMOROSE" o "d'AMORE" nel poemetto
latino "GENUA" di Giovanni Maria CATTANEO che per evidenti esigenze artistiche
lo riteneva più adatto.
Ed anche l'annalista
GIUSTINIANO usa la stessa
dicitura, infatti, nel 1407 racconta del grandissimo diluvio che "gittò
a terra la porta di Fontana Amorosa", e poi ancora nel 1409 quando parla dei lavori alla torre che guarda la
"fontana Amorosa"
Il nome delle fontane tornò ancora ad essere "MAROSE" tra il
1550 e il 1558 quando
venne costruita la "via Nova", detta anche "Aurea", oggi conosciuta come
via
Garibaldi e per dare maggior prestigio alla magnifica via, le fontane
subirono una significativa revisione stilistica, con l'applicazione della
terza lapide commemorativa. Quasi sicuramente fu
Galeazzo ALESSI che ordinò ad un'artista locale, Giovanni LURAGO, di
costruire in pietra di Finale una superba fontana in tre arcate.
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Giostra in piazza Fontane Marose
(Sul fondo a destra si intravvede la "Fontana")
(Anonimo genovese, primi decenni del XVII sec. - Coll. Orso Serra) |
Ed è di questi anni una delle più curiose testimonianze e più precisamente
del 1589, quando venne pubblicato un bando che permetteva ad un giovane
straniero di battersi "da solo a solo" con un giovane genovese "a tre colpi
di picca e tre di stocco" semplicemente urlando in piazza Fontane Marose che
"le Gentildonne Genovesi di candidezza d'animo, di bellezza di corpo,
d'altezza d'intelligenza, di sincerita´ di fede, di fermezza d'amore, e
d'ogni altra cortese maniera e virtu´ conveniente a Donna nobile, non cedono
ad alcun'altra Donna di qual si voglia provincia, citta´ o luogo del mondo".
Sono questi gli anni dei frequenti tornei, soprattutto nei periodi di
carnevale, che pur essendo organizzati per svago si rivelavano spesso molto,
troppo, cruenti.
Per disincentivarli, non solo a Genova, la Chiesa decretò
che chiunque perisse in queste occasioni non dovesse essere sepolto in terra
consacrata nemmeno in caso di pentimento in punto di morte. Ma nonostante
ciò i tornei continuarono ad essere fatti, prova ne sono le richieste del
1602 e degli anni a seguire di permessi per poter erigere spalti che
potessero ospitare nobili e donne.
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Veduta della Piazza Amorosa
(Incisione della seconda metà del XVIII secolo) |
A partire dalla fine del XVII secolo, e più precisamente dal 1677,
iniziarono a susseguirsi richieste di piccole modifiche alla fontana per uso
privato. In quell'anno il marchese Giulio CENTURIONE chiese ed ottenne di
aprire una porta ad uso privato nella prima arcata adiacente alla sua
abitazione. Quest'evento rappresentò un precedente per tutti quelli che ne
seguirono.
Nel 1849 la fontana era ormai quasi del tutto secca, oltre che invasa da
interessi privati, ed il comune decise di distruggerla a favore
dell'apertura dell'odierna via Interiano e la sua immensa vasca, profonda
oltre 17 metri venne interrata sotto la via. Ma non per questo le fontane
smisero di far parlare di sè.
Nel 1868 l'archivista
Giuseppe BANCHERO
ipotizzò che il nome delle fontane e di conseguenza della piazza fosse
dovuto alla residenza della famiglia MOROSO.
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Piazza Fontane Marose
(Immagini della fine dell'Ottocento) |
Ma la cosa non venne mai
dimostrata appieno.
Sempre negli stessi anni iniziò a girare la proposta di
chiamare la piazza "piazza della Posta" perché proprio qui avevano sede i
relativi uffici.
Solo nel 1880 la proposta poi decadde perché gli uffici vennero
trasferiti in Galleria Mazzini.
Mentre nel XX secolo, si parlò della piazza Fontane Marose in occasione
delle riunioni di militanti anti fascisti che nel periodo del ventennio
usavano incontrarsi al "Caffè´ Venchi" che qui aveva i suoi locali.
E poi
ancora dopo la seconda guerra mondiale, quando si risollevò in tempi molto
veloci dai danni provocati dai bombardamenti.
Ed infine, l'ultima revisione
è del 2004, quando in occasione dei lavori voluti per festeggiare la nomina
annuale di Genova quale "CITTA' della CULTURA EUROPEA ebbe un nuovo assetto
voluto per favorirne l'ammirazione da parte di turisti, di viaggiatori e dei
suoi cittadini.
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