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IL
SOGNO
Ho sognato di trovarmi su una strada meravigliosa con il
fondo in terra battuta e i marciapiedi di pietre lisce e ordinate da
scalpellini sapienti. Da un lato sorgevano alcuni palazzi
imponenti dipinti di colori soffusi, quasi timidi, ma si scorgevano
anche case più modeste seppure dignitose, che rivelavano l'esistenza di
un piano di crescita cittadina in un quartiere periferico.
L'altro lato della strada costeggiava diversi giardini pieni di prati
erbosi fioriti e di alberi, alcuni dei quali erano evidentemente molto
vecchi, ma pieni di vigore e di fierezza.
Nei giardini c'erano panchine di pietra e fontanelle da cui sgorgava
acqua limpida e fresca. E poi alberi ovunque fiancheggiavano
la strada richiudendo su di essa una volta verde quasi ininterrotta.
Nel chiarore del mattino si intravvedeva il mare lontano e le montagne
che si tuffavano nel mare. Più in basso si snodava un'altra
strada alberata che scendeva rapidamente verso il centro della città, la
cui presenza s'intuiva appena da qualche tetto grigio lontano che
occhieggiava tra un ciuffo di verde e l'intrico di rami e di foglie che
imperavano ovunque. L'atmosfera era dolcemente allietata dal
cinguettio degli uccelli che volteggiavano tra gli alberi.
In quella bellissima atmosfera passeggiavo nel centro della strada su
cui incontravo qualche raro carretto trainato a mano sul quale venivano
trasportate le merci più varie, tra le quali spiccavano frutta e verdura
prodotte dai contadini e smerciate direttamente dai carrettieri alle
massaie che scendevano dai palazzi nella strada. Le persone
chiaccheravano nel colorito dialetto cittadino, la strada sembrava
conferire dolcezza a tutte le persone che la frequentavano ed io
partecipavo a questa simpatica sensazione. Era uno
stranissimo contesto cittadino meravigliosamente unito ad un ambiente
naturale ancora primitivo che poteva appartenere solo ad un sogno.
E quando il sogno ebbe fine, ridestandomi capii dove mi ero trovato
mentre dormivo: la mia fantasia mi aveva riportato nella stessa strada
dove abito: Corso Magenta a Genova, come doveva essere verso la fine
dell'ottocento, una meraviglia anche oggi, ma ben lontana da quel sogno.
Tra gli alberi della strada asfaltata ci sono automobili ferme e
motocicli ovunque. Sulla strada passano veicoli in
continuazione e l'aria è tutt'altro che serena. Invece degli
uccelli cinguettanti si odono tortore e piccioni intercalati da
qualche strido di pappagalli colorati che hanno invaso la città
provenienti da paesi lontani. I giardini sono ancora là con
i loro alberi rigogliosi, ma le aiuole non sono erbose e fiorite.
Le fontanelle sono scomparse. I marciapiedi di pietre
ordinate sono stati ovunque sostituiti da un asfalto piene di buche e di
tombini. La strada è ancora avvolta dal verde che sembra
rifiutarsi di cedere il passo a questa "civiltà" fatta di cose
artificiali, rumorose ed invadenti. Ed il verde, seppure
selvaggio è l'unica meraviglia rimasta che salva il nostro Corso da un
degrado totale che potrebbe renderlo un deserto di asfalto e di cemento.
Mario De Paz
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O G G I
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