MAESTRO  D'ASCIA
(di Guido Zunino)

rtigiano specializzato nella lavorazione del legno, in particolar modo nella costruzione delle imbarcazioni di vario tipo. Barca attraccata al molo      Il suo lavoro seguiva quello dei progettisti navali e si svolgeva negli “scali” , nei “bacini”  o semplicemente sulla spiaggia, e la sua esperienza consisteva nel realizzare incastri speciali come: “biette”, “spine“, "chiodi”, “grappe” per tenere uniti l’ossatura e il fasciame dello scafo, cioè collegare la “chiglia” e i “paramezzali” ai “madieri”, alle “costole”, ai “bagli” .

  tipi di legno normalmente utilizzati erano: Quercia, Olmo, Pino, e in epoca più recente Pitchpine, Teack.     Alberi per fasciameLa prima fase nella costruzione di un'imbarcazione in legno era l'ordinazione da parte del “Committente” al “Direttore di Cantiere”, che in base alle richieste ne prefissava la “stazza”, la “lunghezza”, e il tipo di “alberatura” in funzione sia del carico da trasportare che della velocità da mantenere. 
Eseguiti i primi disegni in scala ridotta del complessivo e delle varie parti, si passava a disegnare, su un pavimento in legno (lisciato ed imbiancato, in un grande capannone) le dimensioni naturali dei singoli pezzi da costruire.    Disegni che servivano da “seste” agli artigiani per realizzare i singoli oggetti in scala reale.     A volte, chi voleva far costruire una barca forniva quasi sempre il legname al “Calafato”, col quale redigeva un regolare contratto.
A questo punto iniziavano a lavorare i “maestri d'ascia” gli artigiani più importanti del cantiere.    Si ha notizia che i più abili venissero assoldati all'estero, persino in Portogallo, Francia e Spagna, e, come anche in altri settori artigianali, formavano consorterie e corporazioni di cui era obbligatorio far parte.
     Grande cura era posta nella progettazione e nella costruzione dei loro attrezzi che normalmente essi stessi si costruivano autonomamente e segretamente.Ancora di vascello
Molti erano specializzati solamente nella costruzione di particolari tipi di imbarcazione, mentre altri erano più versatili e spesso amavano anche ornare le navi da loro costruite con artistiche decorazioni.

el “laboratorio” i giovani di bottega, alla fine del loro apprendistato lungo anche più di cinque anni, per poter diventare artigiani provetti e lavorare in proprio dovevano superare un esame, e superatolo ricevevano in omaggio dal “maestro di bottega” i ferri del mestiere, pagavano una tassa ed entravano nella corporazione con il diritto di esercitare la professione. 

ttrezzo caratteristico era la tipica ascia con il “ferro” perpendicolare al manico, che serviva per scolpire gli speciali incastri.     Si formavano vere dinastie familiari la cui abilità si tramandava di padre in figlio.     Tra le famiglie più importanti e famose di cui abbiano notizia si ricordano i: DA CARRO, DA PELO, CERRUTO.

ello stesso opificio si trovavano anche i "CALAFATI" che con pece calda e stoppa avevano il compito di sigillare le fessure che inevitabilmente si formavano tra le assi di legno del “fasciame” della barca.     Anche loro si riunivano in consorterie e il loro apprendistato durava molti anni (anche otto). Vento 
Essi, lavorando continuamente col fuoco, indispensabile per riscaldare la pece, avevano assunto come loro santa protettrice Santa TECLA perché si narra che questa santa, condannata a morire sul rogo, ne fosse uscita viva.

'industria navale genovese all'inizio svolgeva la sua opera lungo tutta la spiaggia della città medievale.     Sorgevano vari cantieri: presso il Molo in un luogo chiamato "Fontanella" o "Bordigotto", a "S.Tommaso", alla "Malapaga", e al "Fossato di Bocca di Bò" presso S.Giovanni di Prè.     In seguito, aumentando le dimensioni delle imbarcazioni, durante la Repubblica Genovese, queste venivano costruite, oltre che nel porto di Genova, anche in altre località vicine come: Sampierdarena, Arenzano, Varazze, Savona e Finale Ligure poiché diventavano necessari sia ampi spazi per la costruzione, che fondali abbastanza profondi per gli scafi di grande “pescaggio”. 

el 1400, prima di Colombo, i Genovesi erano considerati “maestri esperti” nella costruzione sia di imbarcazioni tipicamente mediterranee (forma allungata, spinte a remi e a vela), quanto di quelle di origine nordica (forma arrotondata, a pescaggio profondo e a propulsione velica).  
Dopo la scoperta delle Americhe, agli inizi del 1500 il bacino del Mediterraneo era ancora attraversato da una fitta trama di rotte commerciali, utilizzate da imbarcazioni chiamate anche "navi ponentine"  specialmente “Galee” e dalle cosiddette "navi rotonde" di vario tipo:”Brigantini”, “Leudi”, “Tartane”, “Caracche”.

Veliero in navigazionera le migliori antiche imbarcazioni, sempre costruite nei cantieri genovesi, sono da ricordare: 

  • i BUCCI, navi di media grandezza adatte sia alla guerra che al commercio, che però si destinavano più spesso a trasportare sale e grano sugli scali del Mediterraneo;

  • la TARIDE, bastimento a vela e a remi, pesante, usata per il trasporto di merci varie;

  • la SAETTIA, nave più piccola della Galea, dapprima a remi e più tardi a vele latine, con attrezzature da corsa e da imboscata;

  • il PANFILO, bastimento a vela e a remi, di uso commerciale e militare;

  • i GATTI, navi a remi armate di sperone, più grandi delle Galere, aventi almeno cento remi ciascuna, e con due uomini per ogni remo;

  • le CETEE, che erano grossissime Galee;

  • la CARAVELLA, nave scelta e veloce con una grossa vela centrale ed altre ai lati;

  • i GOLLABILII, che equivalevano alle odierne scialuppe e canotti;

  • i BRULOTTI, utilizzate anche come "navi incendiarie";

  • la GALEA, una nave veloce e maneggevole, adatta agli sbarchi in piccole insenature con bassi fondali, e utilizzata sia come natante da trasporto, che da guerra .     Impiegata anche per il "colpisci e fuggi",  essendo una imbarcazione ideale per compiere le razzie, era usata però principalmente per il trasporto delle merci; 

  • la GALEA SOTTILE più snella (lunga circa 40 metri, larga 5 metri, alta tra la coperta e la chiglia 2 metri); 

  • la GALEAZZA nave grossa mercantile (40 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza, 3.5 metri di altezza tra la coperta e la chiglia); 

  • la CARACCA, altra nave mercantile derivante dall’adattamento del modello nordico della Cocca all'esperienza mediterranea; 

  • la COCCA con scafo molto alto e di forma tondeggiante, aveva due o più  ponti sovrapposti, con castello sia a prua e che a poppa, tre alberi e vele miste, grande era la capacità delle stive per carichi molto pesanti (da 500 a 1000 tonnellate);

  • i BRIGANTINI, gli SCIABECCHI, le CORVETTE, le GOLETTE e le FREGATE, utilizzati fino quasi ai giorni nostri.

 

 

 

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