rtigiano specializzato nella lavorazione del
legno, in particolar modo nella costruzione delle imbarcazioni
di vario tipo.
Il suo lavoro seguiva quello dei progettisti navali
e si svolgeva
negli “scali” , nei “bacini”
o semplicemente sulla spiaggia, e la sua
esperienza consisteva nel realizzare
incastri speciali come: “biette”, “spine“,
"chiodi”, “grappe” per tenere uniti
l’ossatura e il fasciame dello scafo,
cioè collegare la “chiglia” e i “paramezzali” ai “madieri”, alle “costole”, ai
“bagli” .
tipi di legno normalmente utilizzati erano: Quercia, Olmo,
Pino, e in epoca più recente Pitchpine,
Teack.
La prima fase nella costruzione di
un'imbarcazione in legno era l'ordinazione da parte del “Committente” al
“Direttore di Cantiere”, che in base alle richieste ne prefissava la “stazza”,
la “lunghezza”, e il tipo di
“alberatura” in funzione sia del carico da trasportare che della velocità da
mantenere.
Eseguiti i primi disegni in scala ridotta del complessivo e delle varie
parti, si passava a disegnare, su un pavimento in legno
(lisciato ed imbiancato, in un grande capannone) le dimensioni naturali dei
singoli pezzi da costruire. Disegni
che servivano da “seste” agli artigiani per realizzare i
singoli oggetti in scala reale. A volte, chi voleva far
costruire una barca forniva quasi sempre il legname al “Calafato”,
col quale redigeva un regolare contratto.
A questo punto iniziavano a lavorare i
“maestri d'ascia” gli artigiani più importanti del
cantiere. Si ha notizia che i più abili venissero
assoldati all'estero, persino in Portogallo, Francia e Spagna, e,
come anche in altri settori artigianali, formavano consorterie e corporazioni
di cui era obbligatorio far parte. Grande cura era posta nella progettazione e
nella costruzione
dei loro attrezzi che normalmente essi stessi si costruivano autonomamente e
segretamente.
Molti erano specializzati solamente nella costruzione di particolari tipi
di imbarcazione, mentre altri erano più versatili e spesso amavano anche ornare
le navi da loro costruite con artistiche decorazioni.
el
“laboratorio” i giovani di bottega, alla fine del loro apprendistato lungo anche più
di cinque anni, per poter
diventare artigiani provetti e lavorare in proprio dovevano superare un esame,
e superatolo ricevevano in omaggio dal “maestro di bottega” i ferri del
mestiere, pagavano una tassa ed entravano nella corporazione con il diritto di
esercitare la professione.
ttrezzo caratteristico era la
tipica ascia con il “ferro” perpendicolare al manico, che serviva per scolpire
gli speciali incastri. Si formavano vere dinastie familiari la cui abilità si tramandava di padre in
figlio. Tra le famiglie più importanti e famose di cui abbiano notizia si ricordano
i: DA CARRO, DA PELO, CERRUTO.
ello stesso opificio si trovavano anche i "CALAFATI" che con pece calda e
stoppa avevano il compito di sigillare le fessure
che inevitabilmente si formavano tra le assi di legno del “fasciame” della barca.
Anche loro si riunivano in
consorterie e il loro apprendistato durava molti anni (anche otto).
Essi,
lavorando continuamente col fuoco, indispensabile per riscaldare la pece, avevano assunto come loro santa protettrice Santa
TECLA perché si narra che questa santa, condannata a morire sul rogo, ne fosse uscita viva.
'industria navale genovese all'inizio svolgeva la sua opera lungo
tutta la spiaggia della città medievale. Sorgevano vari
cantieri: presso il Molo in un luogo chiamato "Fontanella"
o "Bordigotto", a "S.Tommaso", alla "Malapaga",
e al "Fossato di Bocca di Bò" presso S.Giovanni di Prè.
In seguito, aumentando le dimensioni delle imbarcazioni, durante la Repubblica Genovese,
queste venivano costruite, oltre che nel porto di
Genova, anche in altre località vicine come: Sampierdarena, Arenzano, Varazze,
Savona e Finale Ligure poiché diventavano necessari sia ampi spazi per
la costruzione, che fondali abbastanza profondi per gli scafi di grande “pescaggio”.
el 1400, prima di Colombo, i Genovesi erano considerati “maestri esperti” nella costruzione sia di
imbarcazioni tipicamente mediterranee
(forma allungata, spinte a remi e a vela), quanto di quelle di origine nordica
(forma arrotondata, a pescaggio profondo e a propulsione velica).
Dopo la scoperta delle Americhe, agli inizi del 1500 il bacino del Mediterraneo era ancora
attraversato da una fitta trama di rotte commerciali, utilizzate da imbarcazioni chiamate
anche "navi ponentine" specialmente “Galee” e dalle cosiddette
"navi rotonde" di vario tipo:”Brigantini”, “Leudi”,
“Tartane”, “Caracche”.
 ra le migliori antiche imbarcazioni, sempre costruite nei
cantieri genovesi, sono da ricordare:
-
i BUCCI, navi di
media grandezza adatte sia alla guerra che al commercio, che però si
destinavano più spesso a trasportare sale e grano sugli scali del
Mediterraneo;
-
la TARIDE,
bastimento a vela e a remi, pesante, usata per il trasporto di merci varie;
-
la SAETTIA, nave più
piccola della Galea, dapprima a remi e più tardi a vele latine, con
attrezzature da corsa e da imboscata;
-
il PANFILO,
bastimento a vela e a remi, di uso commerciale e militare;
-
i GATTI, navi a remi
armate di sperone, più grandi delle Galere, aventi almeno cento remi
ciascuna, e con due uomini per ogni remo;
-
le CETEE, che erano
grossissime Galee;
-
la CARAVELLA, nave
scelta e veloce con una grossa vela centrale ed altre ai lati;
-
i GOLLABILII, che
equivalevano alle odierne scialuppe e canotti;
-
i BRULOTTI,
utilizzate anche come "navi incendiarie";
-
la GALEA, una nave veloce e maneggevole, adatta agli sbarchi in piccole insenature con
bassi fondali, e utilizzata sia come natante da trasporto, che da guerra .
Impiegata anche per il "colpisci e fuggi",
essendo una imbarcazione ideale per compiere le razzie, era usata però principalmente per il trasporto delle
merci;
-
la GALEA SOTTILE più snella (lunga circa 40 metri, larga 5 metri, alta tra la coperta e la chiglia 2
metri);
-
la GALEAZZA nave grossa mercantile (40 metri
di lunghezza, 6 metri di larghezza, 3.5 metri di altezza tra la coperta e la
chiglia);
-
la CARACCA, altra nave mercantile derivante dall’adattamento del modello nordico della
Cocca all'esperienza mediterranea;
-
la COCCA con scafo molto alto e di forma tondeggiante, aveva due o
più ponti sovrapposti, con castello sia a prua e che a poppa, tre alberi e vele
miste, grande era la capacità delle stive per carichi molto
pesanti (da 500 a 1000 tonnellate);
-
i BRIGANTINI, gli
SCIABECCHI, le CORVETTE, le GOLETTE e le FREGATE,
utilizzati fino quasi ai giorni nostri.
|