L'ACQUEDOTTO STORICO DI GENOVA

 

 

 

 

 

IL  LIBRO:

 

 

 

L' Argomento

Storia - architettura - Mappe - Fasi della costruzione
Descrizione del percorso con itinerari storico-naturalistici

     Fin dai tempi antichi lo sviluppo della città di Genova è stato legato all'acqua,  elemento prezioso quanto necessario.
     Le sorgenti cittadine e le cisterne per la raccolta delle acque piovane erano sparse capillarmente in tutta la città, ma difettavano per portata e continuità di flusso a tal punto da non riuscire a garantire ai Genovesi il fabbisogno giornaliero, specialmente nei periodi di siccità.     Fenomeno questo ricordato anche dal Giustiniani (1470-1536) nei suoi Annali della Repubblica di Genova, dove viene citata la straordinaria siccità del 1428, nel corso della quale inaridirono le tre maggiori fontane di Genova: le "Fontane Marose", il "Rivo Torbido" e le "Pozzarre".
     Il primo acquedotto genovese, di cui abbiamo testimonianza, è quello romano risalente al 200 a.C.     La sua origine è incerta, e i pochi dati a nostra disposizione vogliono che questo primo acquedotto venisse edificato dopo la distruzione di Genova da parte dei Cartaginesi e che, poco dopo, Roma inviasse il Pretore Spurio Lucrezio con due legioni ed un numero considerevole di schiavi per ricostruire la città, dotandola anche di un acquedotto "moderno", che venne alimentato dal torrente Feritore.     La presa di questo acquedotto era localizzata alle rapide del Montanasco, nei pressi del Follo , zona ricca di acqua per la presenza del rio Coverciano (che confluiva nel Bisagno proprio nelle vicinanze della presa), e - poco più a monte - del Lacus Draconarius.
     I fattori importanti che contribuirono a prediligere la valle del Bisagno furono certamente due: la relativa vicinanza alla città e la maggiore disponibilità idrica dovuta ad una più intensa piovosità rispetto alle alte valli liguri.
     Il tracciato di questo acquedotto, che è stato calcolato intorno agli 11 km, con una pendenza media di 3,3 metri per km, si sviluppava sulla sponda destra del Bisagno ed era situato ad un livello più basso rispetto all'acquedotto medioevale.     Esso portava l'acqua in città passando per Montesano dietro l'ex convento delle Fieschine, a monte della stazione Brignole, proseguendo verso l'attuale Villetta Di Negro per poi scendere a Piccapietra e superare la collina di S.Andrea a circa 30 metri di altezza sul livello del mare, necessaria per raggiungere tutte le aree della città di allora, che si estendeva tra il colle di Sarzano e la Ripa.
     Tracce di questo manufatto romano sono ancora visibili in via delle Ginestre e all'interno del cimitero di Staglieno.
     Anche in città furono trovate vestigia dell'acquedotto, durante la demolizione del convento di Sant'Andrea nel 1904, infatti l'architetto spagnolo Alfredo D'Andrade (1839-1915), addetto ai lavori, ne rinvenne un tratto che successivamente fu demolito.

Luciano Rosselli

 

INIZIO LIBRO

 

PAGINA  MENU

INIZIO  ARGOMENTO