I  SANTUARI  DELLA DIOCESI DI  GENOVA

Eremo di  SANT'ALBERTO

di  Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana
)


 

L'ORIGINE

ra Cornigliano e Sestri Ponente esisteva il monastero di Sant’Andrea, da dove partì Sant’Alberto per vivere da eremita in una grotta in località chiamata a quei tempi "La Rocca" , si estendeva su un ampio pianoro con la sola vista del mare e dei monti circostanti.      Il pianoro, situato sulle falde meridionali del monte Contessa, sullo spartiacque che divide la valle del torrente Molinassi da quella che prende il nome dal torrente Marotto.
     Elemento comune a diversi Santi e ad uomini illustri dell’antichità è l’assoluta mancanza di notizie precise sulla loro vita; Sant’Alberto non fa eccezione, come dimostra la stessa data di morte, ampiamente discussa, la data dell’8 Luglio 1180 riportata sopra la grotta dove il Santo morì è considerata la più attendibile.
     Non è noto dove sia nato, una tradizione racconta che il santo, abbia assistito, in gioventù, ad un dramma sacro in cui si raccontava la conversione e naturalmente la conseguente vita penitente di Teobaldo dei Conti di Sciampagna, eremita vicentino.      Alberto ne fu colpito e sentì la chiamata ad una vita di perfezione, che poté cominciare a soddisfare quando in casa sua fu ospitato un certo Giovanni che viveva da eremita in una grotta non lontana dalla casa del futuro Santo.

Antica statua del Santo in legno di Carrubo

     Sembra che Sant’Alberto non avesse grande preparazione scolastica; infatti, l’anonimo del manoscritto, risalente al XVII secolo, conservato nell’archivio della chiesa di San Giovanni Battista, afferma che, quando il Santo si presentò per essere ammesso al convento, l’Abate avesse delle perplessità perché a prima vista sembrava poco idoneo a quel tipo di vita e certamente i futuri confratelli non gradivano un individuo apparentemente così inutile per un monastero.
     Alberto visse moltissimi anni da eremita e secondo quanto stabilito dalla Regola, doveva essere quotidianamente visitato dai suoi confratelli, i quali gli portavano cibo e quant’altro era necessario alla vita; poteva quindi dedicarsi completamente alla meditazione, alla penitenza e alla pratica dei consigli evangelici, mentre alla domenica era lui che si doveva recare alla Badia per la Messa festiva.
     La sua pace era interrotta dalle persone che accorrevano a lui per avere conforto e preghiere.     Morì ultraottuagenario, senza cessare le sue penitenze.
     Sinteticamente si hanno di lui le seguenti notizie: nascita tra il 1090 e il 1095, tra il 1110 e il 1115 ritirò a vita eremitica per la prima volta, accettazione nel monastero benedettino tra il 1120 e il 1125 e nel 1129, al momento della scissione tra benedettini e cistercensi, permane nell’abbazia, nel 1131 presente alla fondazione cistercense.
     Tra il 1140 e il 1150 ritiro in una grotta per una vita da eremita sino alla morte sopravvenuta nel 1180.
Fu canonizzato dal Papa Innocenzo IV, che giunse a Genova il 7 Luglio 1244 a causa di problemi politici, alla vigilia della festa di Sant’Alberto.
     Rimanendo tre mesi all’Abbazia di sant’Andrea il papa ebbe modo di verificare i miracoli e l’eroicità delle virtù del santo, inoltre, ponendo Alberto sugli altari, il papa non fece altro che canonizzare il sentimento popolare.
     Dal momento che una ventina d’anni dalla sua morte era già stata eretta una chiesa a lui dedicata e dopo mezzo secolo il suo nome era ufficialmente inserito nel "Catalogo dei Santi", è legittimo pensare alla sua santità come nota e diffusa, infatti, anche dopo la morte continuò la sua valida intercessione.
     Se poche e opinabili sono le notizie sui miracoli da lui operati in vita, certe sono invece le testimonianze di quelli "postmortem".     Si ha notizia dalle fonti scritte di diversi miracoli nei secoli successivi alla morte del Santo, anche se rimane un vuoto notevole tra gli anni 1478 e 1569, perché chiesa e chiostro dell’Abbazia crollarono e nel crollo andarono perduti i documenti.
     I miracoli che gli sono attribuiti sono quelli tipici del tempo, riempimento di una mensa vuota, usare il mantello come barca per attraversare bracci di mare, contatti miracolosi con animali, ecc.     Bisogna precisare che questi miracoli ci sono pervenuti attraverso la tradizione orale, furono fissati in pitture, sculture e quanto poteva rappresentare il santo, solamente dopo il 1400.     E’ per noi praticamente impossibile determinare quale sia stato il nucleo storico reale, e quale la leggenda.
     Il miracolo più rappresentato nell’iconografia, è quello di Alberto che salva un bimbo dalle fauci di un lupo.
 

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