I  SANTUARI  DELLA DIOCESI DI  GENOVA

Santuario di N.S. del BOSCHETTO
(Camogli)

di  Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana
)

 

L'ORIGINE

l luogo dove sorge il santuario, attualmente non è più suggestivo come un tempo; ha alle spalle la vallata di Ruta e il monte di Portofino, di fronte il Golfo Paradiso che si apre ad ampio respiro da Punta Chiappa fino a perdersi verso Genova.

     Al tempo in cui inizia il nostro racconto in quel luogo c’era un boschetto di castagni, roveri ed olmi, nel boschetto si congiungevano tre vie e, al loro incrocio, spandeva la sua acqua un piccolo ruscello, a tratti ancora evidente.

     Senza tener conto dei secoli precedenti l’apparizione, approdiamo precisamente al 1500 in cui troviamo Camogli divisa in quattro parti o quartieri:

  • Fravega, che comprendeva la collina di S. Rocco;
  • Verzura, che dalla Pissorella scendeva fino alla località detta S. Bartolomeo;
  • Maggiolo, che abbracciava Ruta, il Boschetto e il borgo di Camogli fino al rivo Giorgio;
  • Sarzano, che dal rivo Giorgio si spingeva fino al Migliaro.

     Era quindi nel quartiere Maggiolo che si trovava la località del Boschetto e nel punto esatto in cui la strada che proveniva dal borgo di Camogli si divideva in due rami per proseguire verso l’alto;  il primo raggiungeva la strada romana e l’altro la località dove nel 1614 fu eretta la nuova chiesa di Ruta.    In virtù di quell’antica usanza per cui all’antico luogo di culto pagano doveva sovrapporsene uno cristiano, sorse una piccola edicola votiva recante una "Madonna con il Bambino" e lì si fermava a pregare Angela Schiaffino, figlia di Pietro Schiaffino figlio di Pellegro, che qui portava a pascolare la sua mucca quando avvennero le apparizioni.      Gli scritti storici che documentano le apparizioni al Boschetto risalgono purtroppo a circa un secolo dopo.     La prima testimonianza scritta è del 28 settembre 1618.

    All’incrocio delle tre strade che transitavano nel Boschetto vi erano diversi alberi di castagno e rovero, e il pilone dove era posta l’immagine di Maria Vergine, dipinta su di una piccola tavola quadrata, col Bambino Gesù in braccio.

     Si ignora come e da chi la tavoletta sia stata esposta e dipinta.     Dal punto di vista religioso è molto espressiva.     La Vergine tiene leggermente e senza sforzo il Bambino Gesù che posa sulle sue ginocchia, guarda affettuosamente in basso verso il suo popolo ed alza la mano a benedirlo.     Il quadro miracoloso è anteriore al 1500 e secondo la critica è della scuola di Antonio Semino da Genova.      Probabilmente è del pittore Teramo Piaggio da Zoagli, che fu discepolo del Semino e lavorò molto in riviera.

     Tuttavia una cosa è certa: la celebrità di questo quadro, che troneggia attualmente sull’altare maggiore del santuario, non deriva da pregi d’arte e da nome d’autore, ma da fatti straordinari che dettero occasione dalle apparizioni della Madonna ad Angela Schiaffino.

Il più antico cronista, padre Serafino, scrive:

 “L’anno 1518 Angela figlia di Pietro Schiaffino figlio del quondam Pellegro, giovine di dodici anni incirca devotissima della B. V. ogni giorno era solita, accompagnata, andare a visitare questa Benedetta Madonna, la quale disse di avere più volte veduto una donna bellissima la quale gli disse: - che in quel luogo si doveva fabbricare una Chiesa, appunto in questo luogo vi appariva un albero di castagno appunto dove abbiamo fatto li fondamenti della nostra Chiesa.
E detta donna gli disse che dovesse dire al popolo che in tal luogo si doveva fabbricare un monastero, detta figlia gli disse: non mi crederanno i popoli.
Detta donna gli fece un segno nella mano.
E quelli huomini che hanno venduto il sito per fare la fabbrica hanno detto che detta donna fece un segno in una pietra che pareva un ferro di cavallo, che a mio credere significava l’arma della nostra Religione
”.

     Purtroppo l’epoca tardiva (1593) nella quale ebbe inizio il Registro Parrocchiale dei decessi, non permette di sapere l’anno della morte della veggente.     Per quaranta anni i Camogliesi si accontentarono della piccola cappella, ma quando il culto della Madonna del Boschetto si espanse oltre i confini di Camogli, si rese necessario l’ampliamento del tempio.

     Cresciuta l’affluenza dei fedeli, fu sentita la necessità di ingrandire la cappella.

Considerando che la cappella non era più sufficiente a contenere i devoti e che la Madonna aveva richiesto alla Schiaffino un convento lasciando come segno la lettera M impressa nella pietra del bosco (pietra probabilmente usata poi nella costruzione del Santuario), si iniziarono le trattative affinché i Servi di Maria potessero venire al Boschetto.

     L’ingrandimento del piccolo santuario non era che il preludio ad una nuova era, che stava per aprirsi, per il culto della Vergine del Boschetto.

     Padre Serafino, nel 1603, infatti scrive:

 “In questo anno cominciò la divozione gagliarda, e frequenza di popolo da molti luoghi circonvicini, massime da quelli di Recco”.

     E la Relazione Bertazzoli assicura che:

 “M. Vergine operava ogni giorno molti miracoli, e compartiva infinite grazie a tutti quelli, che con viva fede ad essa ricorrevano”.

 

(RITORNA)

 

 

 

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