I SANTUARI DELLA DIOCESI DI GENOVA
Santuario
di N.S. del BOSCHETTO
(Camogli)
di
Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana)
CURIOSITA'
el
1882 San don Bosco, che
voleva bene a questo santuario, vi celebrò attorniato da una folla
straordinaria. Arrivato al santuario dalla stazione, dove vi era ad attenderlo
un chierico, venerò per lungo tempo l’immagine della Vergine Benedetta.
ALCUNI EX VOTO |
|
|
|
|
Il 28 giugno 1908 la Regina
Madre, Margherita di Savoia, visitò il santuario. Giunta da
Perugia in
automobile sino alla località di Ruta, prese alloggio all’albergo Portofino-Kulm.
Quando la Regina scese verso
Camogli per visitare la città, fu invitata dal
rettore don Luxardo nel santuario: la Regina accettò di buon grado.
Fu ricevuta dal rettore con il
suo vice, la Regina visitò il santuario ascoltando le spiegazioni del rettore
sulle apparizioni e sugli ex voto che si fermò ad ammirare; si stupì dinanzi al
quadro che ricorda il castigo di Antonio Schiaffino, il cieco che spaccò il
quadro miracoloso lanciando un sasso con il piede.
Nell’uscire dal santuario si
congratulò con il rettore e promise che sarebbe tornata altre volte; intanto,
raggiunto poi il suo alloggio all’albergo Portofino-Kulm, inviò la somma di 100
lire quale sua elemosina per il santuario.
La data del 1° giugno 1919 è
scolpita nella grande pietra angolare che sorregge la facciata ci indica una
seconda curiosità.
Cinque anni prima, nel mese di maggio sorse un Comitato che
doveva interessarsi dell’ingrandimento del santuario.
Il 22 maggio iniziarono gli
scavi e alla profondità di appena 60 centimetri si trovò un muro che il rettore
ritenne essere quello della prima cappella.
Si lavorò con molta circospezione
scavando rasente il muro da una parte e dall’altra. Si delineò un arco.
Senza
dubbio era quello l’abside della cappella primitiva che i nostri padri avevano
eretto per dimostrare il loro grande amore a Maria.
L’avanzamento dello scavo tolse
ogni dubbio e si rintracciarono ancora i resti di quelle mura che contennero per
prime, per circa cento anni, l’Immagine Taumaturgica.
Il muro era largo 60
centimetri e, sebbene sepolto da circa trecento anni, manteneva ancora in ottimo
stato l’intonaco interno.
Ulteriori scavi portarono allo scoprimento del
pavimento dell’abside dove si conservavano ancora delle ardesie, situate al
fianco sinistro dell’altare; quest’ultimo era mezzo diroccato, ma al suo centro
si vedeva ancora parte di quella croce segnata in rosso, di cui parla lo storico
don Stefano Costa nella storia del santuario.
L’abside è voltato verso
mezzogiorno ed è costruito sopra una scogliera a grande dislivello, perciò il
fianco sinistro è basato alla profondità di circa un metro, mentre l’altro va
alla profondità di 360 centimetri.
In un prossimo futuro si rimetterà mano alla sistemazione del piazzale, sarà un’occasione per rivedere questi ruderi così collegati al santuario.
Durante l’ultimo conflitto
mondiale la cattedrale di S. Lorenzo scampò da uno scempio irreparabile in
occasione del bombardamento navale del 1941.
Le incursioni aeree alleate
andavano danneggiando, tra l’altro, le più belle chiese di Genova e
l’arcivescovo, Card. Pietro Boetto, con il Capitolo dei Canonici decisero che le
reliquie ed i valori del Tesoro della Cattedrale fossero divisi e trasportati in
luoghi ritenuti più sicuri dalle offese della guerra.
Toccò a Camogli, e, più precisamente, al santuario di N.S. del Boschetto, l’ambita custodia delle ceneri di S. Giovanni Battista.
|
In tutta segretezza fu quindi
approntato un apposito loculo, proprio sotto il pulpito, e il giorno 29 novembre
1942, nell’abitazione dell’allora rettore del santuario, mons. Giacomo Crovari,
l’arcidiacono della metropolitana, mons. Domenico Olcese, collocava in una cassa
d’abete la cassetta d’oro contenente le ceneri del Precursore e la sua piccola
chiave, nonché il reliquiario dell’avambraccio con la statuetta del santo, oltre
a numerosi altri oggetti sacri.
Il giorno successivo, alla presenza di alcuni
qualificati testimoni, la predetta cassa d’abete, munita del sigillo in
ceralacca dell’arcivescovo di Genova, fu deposta nel loculo e murata in loro
presenza.
Il 24 giugno 1945, ricorrenza della festa del santo Patrono del capoluogo, il giovane vescovo ausiliare, mons. Giuseppe Siri, trasportò in automobile le sacre reliquie da Camogli a Genova, dove riposano tuttora nelle sale del Museo di S. Lorenzo.
![]() |
(RITORNA) |
![]() |