I  SANTUARI  DELLA DIOCESI DI  GENOVA

Santuario di N.S. del BOSCHETTO
(Camogli)

di  Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana
)

 

CURIOSITA'

el 1882 San don Bosco, che voleva bene a questo santuario, vi celebrò attorniato da una folla straordinaria.      Arrivato al santuario dalla stazione, dove vi era ad attenderlo un chierico, venerò per lungo tempo l’immagine della Vergine Benedetta.

ALCUNI  EX VOTO
(Presenti nel chiostro del Santuario)


CAMILLIERI 1837: "Per grazia ricevuta durante il naufragio del Brigantino la CONCORDIA il 20 Novembre 1837,  presso il Bogazzo"


ANONIMO 1840: " Per grazia ricevuta dal Comandante P. Lavarello , il 29 Novembre 1840,  presso capo Spartivento"


D.GAVARRONE 1858: "Per ringraziamento del non affondamento del Brigantino N.S.del MONTE ALLEGRO durante la tempesta del 25 maggio 1858 nella rada di Vignola"


ANONIMO - 1894: " Dall'Armatore S. Razeto di Martino in ringraziamento del mancato abbordaggio della sua nave, da parte di  pirati greci, il 20 maggio 1832 nelle acque tra Capo Granito e Malta"

Si recò poi nell’abitazione del custode per portare una parola di conforto ad un sacerdote di sua conoscenza, il rev. Borel, caudatario (chi regge lo strascico della cappa del papa, di un cardinale, di un vescovo) del Card. Alimonda, arcivescovo di Torino, che soggiornava come degente in pessime condizioni di salute.
     Il santo dimorò a Camogli per qualche giorno ospite del Salesiano Gio Batta Mortola, si recò presso la famiglia Bozzo-Gotuzzo, per compiere una visita di conforto e d’assistenza ad una persona inferma.
     Venne anche condotto in visita all’infermo Prospero Oneto, e fu ospite della famiglia Gazzolo che abitava in quello stesso fabbricato.
     Don Bosco conosceva personalmente i Gazzolo perché il comm. G.B. Gazzolo, console argentino a Savona, ebbe il felice intuito di rivolgersi a lui per l’invio di missionari in America; infatti nel 1874 vi fu la richiesta ufficiale, da parte dell’arcivescovo di Buenos Aires, al fondatore dei Salesiani.
      A Camogli si sparse la voce che, durante la sua presenza, con la sola imposizione delle mani avesse compiuto due guarigioni miracolose; di una delle persone miracolate c’è giunto il nome: Luigia Bozzo, paralitica, abitante in località Pineto.

     Il 28 giugno 1908 la Regina Madre, Margherita di Savoia, visitò il santuario.      Giunta da Perugia in automobile sino alla località di Ruta, prese alloggio all’albergo Portofino-Kulm.
      Quando la Regina scese verso Camogli per visitare la città, fu invitata dal rettore don Luxardo nel santuario: la Regina accettò di buon grado.
     Fu ricevuta dal rettore con il suo vice, la Regina visitò il santuario ascoltando le spiegazioni del rettore sulle apparizioni e sugli ex voto che si fermò ad ammirare; si stupì dinanzi al quadro che ricorda il castigo di Antonio Schiaffino, il cieco che spaccò il quadro miracoloso lanciando un sasso con il piede.
     Nell’uscire dal santuario si congratulò con il rettore e promise che sarebbe tornata altre volte; intanto, raggiunto poi il suo alloggio all’albergo Portofino-Kulm, inviò la somma di 100 lire quale sua elemosina per il santuario.

     La data del 1° giugno 1919 è scolpita nella grande pietra angolare che sorregge la facciata ci indica una seconda curiosità.
      Cinque anni prima, nel mese di maggio sorse un Comitato che doveva interessarsi dell’ingrandimento del santuario.

     Il 22 maggio iniziarono gli scavi e alla profondità di appena 60 centimetri si trovò un muro che il rettore ritenne essere quello della prima cappella.
      Si lavorò con molta circospezione scavando rasente il muro da una parte e dall’altra.      Si delineò un arco.
     Senza dubbio era quello l’abside della cappella primitiva che i nostri padri avevano eretto per dimostrare il loro grande amore a Maria.

     L’avanzamento dello scavo tolse ogni dubbio e si rintracciarono ancora i resti di quelle mura che contennero per prime, per circa cento anni, l’Immagine Taumaturgica.
     Il muro era largo 60 centimetri e, sebbene sepolto da circa trecento anni, manteneva ancora in ottimo stato l’intonaco interno.
     Ulteriori scavi portarono allo scoprimento del pavimento dell’abside dove si conservavano ancora delle ardesie, situate al fianco sinistro dell’altare; quest’ultimo era mezzo diroccato, ma al suo centro si vedeva ancora parte di quella croce segnata in rosso, di cui parla lo storico don Stefano Costa nella storia del santuario.
     L’abside è voltato verso mezzogiorno ed è costruito sopra una scogliera a grande dislivello, perciò il fianco sinistro è basato alla profondità di circa un metro, mentre l’altro va alla profondità di 360 centimetri.

     In un prossimo futuro si rimetterà mano alla sistemazione del piazzale, sarà un’occasione per rivedere questi ruderi così collegati al santuario.

     Durante l’ultimo conflitto mondiale la cattedrale di S. Lorenzo scampò da uno scempio irreparabile in occasione del bombardamento navale del 1941.
      Le incursioni aeree alleate andavano danneggiando, tra l’altro, le più belle chiese di Genova e l’arcivescovo, Card. Pietro Boetto, con il Capitolo dei Canonici decisero che le reliquie ed i valori del Tesoro della Cattedrale fossero divisi e trasportati in luoghi ritenuti più sicuri dalle offese della guerra.

     Toccò a Camogli, e, più precisamente, al santuario di N.S. del Boschetto, l’ambita custodia delle ceneri di S. Giovanni Battista.


Ritorno delle Sacre Ceneri di  S.Giovanni Battista  a Genova (24 giugno 1945)

     In tutta segretezza fu quindi approntato un apposito loculo, proprio sotto il pulpito, e il giorno 29 novembre 1942, nell’abitazione dell’allora rettore del santuario, mons. Giacomo Crovari, l’arcidiacono della metropolitana, mons. Domenico Olcese, collocava in una cassa d’abete la cassetta d’oro contenente le ceneri del Precursore e la sua piccola chiave, nonché il reliquiario dell’avambraccio con la statuetta del santo, oltre a numerosi altri oggetti sacri.
     Il giorno successivo, alla presenza di alcuni qualificati testimoni, la predetta cassa d’abete, munita del sigillo in ceralacca dell’arcivescovo di Genova, fu deposta nel loculo e murata in loro presenza.

     Il 24 giugno 1945, ricorrenza della festa del santo Patrono del capoluogo, il giovane vescovo ausiliare, mons. Giuseppe Siri, trasportò in automobile le sacre reliquie da Camogli a Genova, dove riposano tuttora nelle sale del Museo di S. Lorenzo.

 

(RITORNA)

 

 

 

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