I  SANTUARI  DELLA DIOCESI DI  GENOVA

Santuario  N.S. dell' ACQUASANTA

di  Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana
)

 

LA  STORIA  MODERNA

on il decreto regio che porta la data del 13 settembre 1824 e 3 aprile 1833 si riattivava così la potenzialità dell’Opera, si provvedeva alla progettazione e costruzione dei bagni pubblici che permettessero l’utilizzazione, a beneficio di tutti, dell’acqua solforosa che sgorga ai piedi della Cappelletta.
     Si costruì pertanto lo stabilimento termale, decidendo di chiedere al Segretario di Stato una nuova concessione che venne fatta dal re Carlo Alberto con decreto in data 3 aprile 1833.    La Protettoria non trascurava gli ampliamenti necessari, portando a termine nel 1845 il nuovo braccio, che forma l’ala destra del santuario.
     Una nuova situazione venne a determinarsi a partire dal settembre 1961.     Raggiunto l’accordo tra la Curia arcivescovile genovese e l’Opera Pia, il santuario veniva restituito completamente all’autorità dell’arcivescovo, con piena proprietà ed autonomia amministrativa.     L’Opera Pia rimane, con il suo statuto che prevede, come scopi principali dell’Ente stesso, il buon funzionamento dei Bagni e l’offerta di locali adatti ad accogliere la scuola elementare di Stato, per i ragazzi della zona.

     La strada di accesso al santuario era, nei secoli scorsi, impervia e faticosa.    Si trattava di risalire il torrente Leira da Voltri, passando per Crovi e Fondocrosa, con un sentiero disagevole.     C’erano da superare colline e foreste.
     Nel 1640 ebbero inizio i primi lavori, per giungere con una strada sino ai confini della parrocchia di s. Ambrogio di Voltri.      L’impresa fu poi proseguita nel 1665 dalla parrocchia di Mele, non senza qualche contrasto per gli acquedotti che rifornivano le cartiere per mezzo d’un ponte (Porrata dal nome del costruttore), che tutt’ora esiste.     Detta strada fu ampliata nel 1715, e finalmente nel 1787 perfezionata e resa del tutto carrozzabile sino alla Piazza del Santuario.
     Anche la strada venne posta, nel 1788 sotto la protezione del Senato.     Resa interamente carreggiabile nel 1797.     L’intero percorso venne ulteriormente migliorato, in alcuni tratti, per le nozze regali celebrate al santuario il 21 novembre 1832, fra Ferdinando II, re di Napoli e Maria Cristina di Savoia.
     Prima di giungere al santuario, il pellegrino incontra più a valle un’artistica cappella, che accoglie l’antica immagine lignea della Vergine.
     Le due statue, della Madonna e del Bambino, poste nella cappelletta furono incoronate nel 1890 da mons. Salvatore Magnasco arcivescovo di Genova.     Sono due costruzioni caratteristiche ed entrambe ben conservate.
     La “cappelletta” sorge sul punto preciso dove sgorga la polla generosa di acqua sulfurea.     Costruita nel 1769 con agili arcate fiancheggianti ed una cupola semisferica.
     Mentre nella seconda metà del sec. XVII fervevano i lavori all’interno del santuario, si decise la costruzione dell’attuale cappella.
      All’interno la cappella si presenta decorata di marmi, stucchi ed affreschi eseguiti dal pittore Giuseppe Paganelli.     Vi si trovano due tele ad olio dipinte dal voltrese Giuseppe Canepa, raffiguranti due prodigi attribuiti all’intercessione della Vergine.
     Nel 1750, per iniziativa del sac. Piccardo Francesco sorse, a monte della cappelletta, la Scala Santa in cima alla quale spicca la statua dell’ "ECCE HOMO ".

     E’ noto che la Scala Santa è una riproduzione di quella salita da Gesù a Gerusalemme nel palazzo di Pilato, fatta smontare e quindi trasferire a Roma da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino.
     La scalinata, che recentemente è stata restaurata, viene tuttora risalita dai confratelli con i “Cristi” in "CROCCO" e dalla cassa della Madonna.     Oggi, come secoli fa, i fedeli accorsi in pellegrinaggio al santuario seguono la fatica dei “cristezanti”.
     Nel corso dei secoli la pietà dei fedeli ha fatto affluire al santuario non pochi oggetti preziosi, testimonianza di fede e di gratitudine.
     Purtroppo le vicende storiche, non sempre propizie, hanno impedito che giungessero tutti sino ai nostri giorni.      Alcuni sono stati sottratti o alienati.     Si ricorda che già nel 1671, nel corso d’un pellegrinaggio, la Confraternita dell’Assunta di Pra’ portò alla Vergine due corone d’argento.      Da s. Ambrogio di Voltri portarono una collana d’oro.
     Altre Confraternite offrirono per l’occasione un calice ed una lampada d’argento, varie argenterie, paramenti di pregio, tovaglie, camici e pizzi.     Gli oggetti di maggior valore sono il bel trono d’argento del sec. XVIII, che la rivoluzione del 1798 aveva sottratto, ma che fu poi riscattato da un benefattore.     Si conservano due corone d’argento per la statua della cappelletta ed altre due per quella dell’altar maggiore, di stile barocco e veneziano.
     Altri oggetti di pregio ancora esistenti sono: tre pissidi, un “servizio” di carteglorie, due calici d’argento ed un reliquiario.
     Nel 1832 il tesoro s’arricchì d’uno splendido ostensorio, di stile impero, dono di Maria Cristina di Savoia e di Ferdinando II di Borbone.     E’ d’argento dorato, con rapporti in oro.     La sfera è sostenuta da un angelo dalle ali spiegate, mentre alla base sono collocati i simboli dei quattro Evangelisti, intervallati da pietre preziose.
     In occasione dello storico matrimonio, venne pure donata da parte di alti funzionari di corte, una preziosa collana con topazi ed ametistea.      Vi si possono infine ammirare le due auree corone, poste in capo alla Vergine e al Bambino, dall’arcivescovo di Genova, mons. Salvatore Magnasco il 27 luglio 1890, giorno solenne dell’incoronazione, compiuta per decreto Vaticano.
     Il santuario come si vede adesso fu consacrato dal beato mons. Tommaso Reggio il 10 luglio 1894.
     Il concerto delle campane, donate dal signor Ferrari Sebastiano di Pra’, fu benedetto da mons. Edoardo Pulciano nel 1907 e posto sul campanile di levante, mentre in quello a ponente permangono quelle antiche.
     Durante il secondo conflitto mondiale dopo l’8 settembre i tedeschi installarono un loro contingente nello stabilimento bagni.  

     

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