I SANTUARI DELLA DIOCESI DI GENOVA
Santuario N.S. dell' ACQUASANTA
di
Luciano dr. VENZANO
Accademico Esperto Campo Scienze Storiche
(Accademia Archeologica Italiana)
IL SANTUARIO OGGI
Facciata del Santuario
Interno del Santuario
Cartina con la posizione
del Santuarioa chiesa, con la sua bella facciata a due campanili, portati a termine nel
1910, si apre a ventaglio sul vasto piazzale, all’ombra di maestosi platani. Ai
lati della facciata si sviluppano due volumi con ampio porticato; il sinistro
del sec. XVIII e l’altro del XIX. Il prospetto del tempio fu realizzato nel
1900
su disegno dell’arch. Maurizio Reggio, mentre il portale d’ingresso fu attuato
nel 1907.
Nello scomparto centrale della facciata Oldoino Multedo affrescò l’Assunta; ai
lati, entro nicchie, sono le statue dei santi Pietro e Paolo, della venerabile
Maria Cristina di Savoia e della venerabile Giovanna Maria Battista Solimani,
cofondatrice delle Suore Romite di san Giovanni Battista, dette popolarmente
“Battistine”. Le statue sono opera di Giovanni Battista Traverso.
Sulla stessa facciata due lapidi ricordano il matrimonio di re
Ferdinando e Maria Cristina, nonché la visita di papa Benedetto XV, di origine genovese,
quando era ancora arcivescovo di Bologna.
Altre illustri personalità, anche se non ufficialmente ricordate, fecero visita
al santuario. Più di altri è ricordato, per la sua devozione alla Vergine
dell’Acquasanta, un umile laico cappuccino, il Padre Santo, san Francesco Maria
da Camporosso, il quale fu visto più volte recarsi al santuario.
La prima pietra
dell’attuale costruzione fu benedetta il 20 luglio 1683 dall’arciprete di Palmaro,
don Antonio Pizzorno per delega dell’arcivescovo di Genova, mons. Gio.
Vincenzo Gentile. I lavori, iniziati su progetto attribuito al lombardo
Carlo Muttone, furono portati a termine nel 1710 con annesso il braccio più antico,
destinato ad ospizio dei pellegrini.
Le linee architettoniche sono chiaramente
di stile barocco.
La pianta della chiesa si presenta a croce latina, dalle linee convergenti verso
l’altare maggiore. Forse vi fu anche l’intenzione di costruire una cupola, ma il
progetto non venne mai attuato.
Dopo la guerra iniziò la consuetudine di far partecipare alla processione alcuni
figuranti che rappresentavano i vari santi. I confratelli dell’Assuna di Pra’
ricordano che in queste rappresentazioni si usava far salire la Scala Santa
dell’Acquasanta da un cavallo che portava la Madonna con il Santo Bambino. Tutto
venne poi vietato dalle autorità ecclesiastiche.
Nel 1951 l’arcivescovo Giuseppe
Siri chiede riservatamente al rettore in merito ad una vendita di alcuni pezzi
di ferro che sembravano di pregio, erano invece spalliere in disuso dei letti
per gli ospiti.
Entrando a visitare il tempio, troviamo che questo si presenta ad unica navata,
si adorna di quattro altari laterali in cappelle, con le due del transetto di
proporzioni maggiori. Tutte risultano bene armonizzate con l’interno della
chiesa. Alla sinistra entrando, si presenta l’altare detto “dei cartai”,
probabilmente offerto dagli stessi ai loro santi patroni.
La pala dell’altare raffigura, infatti, san Giuseppe col Bambino, santa Lucia,
san Cipriano e san Gottardo, dipinti dall’abate Lorenzo De Ferrari. Il paliotto
dell’altare è originario della primitiva chiesa.
La seconda cappella è dedicata a sant’Anna e conserva una tela di
Giuseppe Canepa, che s’ispira alla scuola del Carlone ed è collocabile nella seconda
metà
dell’Ottocento: raffigura sant’Anna, san Gioacchino, la Madonna giovinetta ed
una visione della Croce.
Fiancheggiano in nicchia a sinistra, la statua di sant’Antonio abate e di
sant’Erasmo,
eseguite dal Brilla. Dello stesso autore e sempre in nicchia,
Davide e di fronte
il busto di un vescovo sconosciuto.
A destra dell’altare, monumento funebre di Benedetta Grillo, ivi collocato nel
1846.
L’altare maggiore che risale al XVII-XVIII secolo, è opera di Francesco
Schiaffino, che si avvalse del maestro marmista Bignetti. I marmi utilizzati
sono il bianco di Carrara ed il broccatello di Spagna.
La parte alta
dell’altare, benché progettata dallo Schiaffino, fu portata a termine da un suo
allievo, Carlo Cacciatori; tuttavia gli angioletti che attorniano la nicchia
della Madonna sono sicuramente dello Schiaffino.
La statua della Madonna dell’Acquasanta, posta nella nicchia, è opera di
Tomaso
Orsolino, che la eseguì nel XVII secolo. Le tre statue che completano l’altare e
che raffigurano le virtù teologali sono del Cacciatori. Anche la raggiera e i
putti sono attribuiti allo stesso autore.
Ai lati delle due colonne dell’altare,
due statue raffiguranti sant’Anna e san Gioacchino vennero scolpite da
Pier
Giuseppe Gaggini nel 1814. Vicino alla balaustra, nel presbiterio,
san Giuseppe e a destra san Giovanni
Battista, statue della prima metà dell’800, del Brilla.
Nella parte destra del tempio vi è la cappella del Crocifisso ove si conserva
una Pietà, di cui il Crocifisso è un intaglio di Anton Maria Maragliano; ai suoi
piedi sono poste figure in gesso che rappresentano la Madonna, Maria di Cleofa,
Maria Maddalena e san Giovanni Evangelista. I marmi di questa cappella sono
della fine del settecento, dovuti alla generosità dei baroni Cataldi.
A fianco dell’altare il monumento funebre di Antonio Grillo eseguito dal
Chiappori nel 1853. Si conserva ancora in questo altare una statua del
Brilla
raffigurante Mosè. Seguono le statue di sant’Ambrogio e di
san Carlo Borromeo,
sempre del Brilla.
La cappella dell’Assunta con tela raffigurante la Madonna Assunta di Lazzaro Tavarone. Il pulpito e le cornici della
Via Crucis sono del Castellano, mentre i
disegni della stessa Via Crucis, gli affreschi della volta e gli ornati in oro
sono di Rodolfo Gambini che li eseguì nel 1911 con l’aiuto dei figli.
La statua processionale della Madonna è un intaglio di
Antonio Canepa, eseguito
nel 1911 e viene solennemente portata in processione, a ricordo
dell’Incoronazione, nella festa che si celebra ogni anno l’ultima domenica di
luglio.
Sono proprietà del santuario ancora due quadri: quello donato da Umberto di
Savoia con l’effigie di Maria Cristina e una preziosa tela di G. B. Carlone, del
sec. XVIII, dedicata alla Sacra Famiglia, assai originale per l’atteggiamento
del Bambino che, sulle ginocchia di san Giuseppe, protende le manine verso
alcune ciliege offertegli dalla Madonna.
Il giorno di
domenica 26 ottobre furono festeggiati i Padri Paolini, religiosi polacchi che
hanno preso in carico la reggenza di questo antico e amatissimo luogo di culto.
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